«Cristo è risorto!»
«Cristo è risorto!»: queste parole risuoneranno, tra poche ore, nei canti e nei saluti dei cristiani che si apprestano a vivere la Pasqua del Signore; questanno la celebraranno lo stesso giorno e questa fortunata circostanza deve essere, ancora più che in passato, occasione per riflettere come i cristiani devono superare quelle divisioni che ancora impediscono di vivere, sempre, ogni anno, lo stesso giorno levento che ha cambiato la storia del mondo: la resurrezione di Gesù Cristo. Molte cose sono state dette e scritte, anche nel recente passato, sullimportanza di trovare una data unica per la Pasqua per tutti i cristiani; sarebbe un passo importante per sottolineare, ancora una volta, come i cristiani del XXI secolo non possono non lavorare per la costruzione dellunità visibile della Chiesa in obbedienza alle parole di Cristo. Sarebbe un passo importante anche per rendere sempre più efficace lannuncio e la testimonianza dellevangelo al mondo: proprio su questo aspetto papa Francesco è tornato più volte, anche di recente, nel discorso ai vescovi della Guinea giunti a Roma in visita ad limina. Questo discorso si può leggere nella sezione Documentazione ecumenica, insieme al discorso di papa Francesco allAssociazione Libera nella quale il papa ha tracciato il cammino per un impegno nella società che può essere condiviso da tanti cristiani, impegnati contro ogni forma di violenza.
La celebrazione della Pasqua nello stesso giorno sarebbe un passaggio particolarmente significativo per lulteriore sviluppo dellecumenismo che vive una stagione nella quale, accanto al dialogo teologico, si osserva il moltiplicarsi di momenti di condivisione e di fraternità. Nella sezione Per una rassegna stampa sullecumenismo si può trovare la presentazione di alcune delle tante iniziative ecumeniche che hanno segnato queste settimane per rilanciare lidea che i cristiani devono fare tutto ciò che già li unisce nel nome di Cristo, morto e risorto per la salvezza del mondo, in particolare con unattenzione nei confronti dei poveri, degli ultimi, degli emarginati.
Tra pochi giorni papa Francesco presiederà la celebrazione per la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II: in queste settimane si sono moltiplicati interventi e pubblicazioni con le quali promuovere una sempre migliore conoscenza dei due papi, che hanno profondamente segnato le vicende storiche del XX secolo, dal momento che le loro parole e i loro gesti hanno avuto ampie ricadute non solo nella Chiesa Cattolica, ma anche nel cristianesimo e nella società. Entrambi sono stati degli assoluti protagonisti nella stagione di ripensamento da parte della Chiesa Cattolica riguardo alla sua partecipazione al movimento ecumenico: Giovanni XXIII ha indetto il Vaticano II dove, fin dal discorso di indizione del 25 gennaio 1959, la causa dellunità della Chiesa è stata uno dei temi prioritari, anche se con accenti molto diversi, che dipendevano da memorie storiche e approcci teologici nelle quali si poteva leggere la complessità delle tradizioni cristiane. Giovanni Paolo II ha promosso una recezione della dimensione ecumenica del Vaticano II, al quale ha preso parte, che ha consentito di muovere molti passi in direzioni diverse. Entrambi hano avuto a cuore la costruzione di un rapporto particolare con il popolo ebraico, nella consapevolezza che il cammino ecumenico dovesse radicarsi sulla condanna di ogni forma di antisemitsimo e di discriminazione nel profondo rispetto del patto di Alleanza di Dio con il popolo eletto, come prima tappa per la comprensione del patrimonio spirituale del mondo ebraico. Questo numero di «Veritas in caritate» dedica ampio spazio ai due pontefici: nella sezione sul concilio Vaticano II è stato ripubblicato il discorso di apertura del concilio, Gaudet Mater Ecclesia, di Giovanni XXIII, che viene spesso citato e evocato da papa Francesco, per la sua attualità e per la sua dimensione evangelica; la sezione Spiritualità ecumenica contiene lIntroduzione dellenciclica Ut unum sint di Giovanni Paolo II che costituisce, tuttora, una fonte rilevante per la teologia ecumenica, ma può essere anche un testo sul quale meditare quanto deve essere fatto dalle Chiese e comunità ecclesiali per superare lo scandalo delle divisioni, come ricorda spesso papa Francesco. Infine nella sezione Memorie storiche viene ripubblicato un articolo del card. Loris Capovilla sulla Pacem in terris: si tratta di un ricordo e di una lettura di questa enciclisa su quanto papa Giovanni abbia segnato la vita della Chiesa del XX secolo con le sue intuizioni, molte delle quali riprese e sviluppate da Giovanni Paolo II, e del XXI secolo proprio per limportanza attribuita alla costruzione della pace da parte della Chiesa insieme a tutti coloro, a cominciare dai cristiani, che desiderano vivere la pace.
Infine, anche in questo numero, si è voluto ricordare mons. Vincenzo Savio, a dieci anni della sua scomparsa che è stata ricordata in vari modi e in vari luoghi, tra i quali va segnalata la giornata a Osio Sotto, il paese dove mons. Savio è nato; a Osio Sotto mons. Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, ha presieduto la celebrazione eucaristica in memoria di mons. Savio, salesiano come lui; nella sezione Per una rassegna stampa sullecumenismo si possono leggere due articoli su mons. Savio, uno dei quali è stato scritto da Carlo Di Cicco, vice-direttore de «LOsservatore Romano».
Questo numero è stato chiuso in un giorno dedicato al silenzio e alla preghiera in attesa della luce che illumina il mondo: questa scelta nasce dal desiderio di ricordare quanto il cammino ecumenico deve alla preghiera, quotidiana, di tutti, in ogni luogo, che apre strade e ponti dove si pensa di non riuscire neanche a parlare con laltro. In queste ore affidiamo al Signore le speranze, le gioie, le difficoltà e le tristezze del cammino dei cristiani verso lunità visibile della Chiesa per essere testimoni sempre più credibili della Buona Novella.
Riccardo Burigana