La Parola di Dio
La croce e lunità dei cristiani
Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio perché chi crede in Lui non muoia, ma abbia vita
eterna (Giovanni 3,16)
Amore.
Allinizio cè lamore di Dio. È la prospettiva nella quale il Vangelo si pone per comunicare agli uomini
liniziativa del Signore. Questo amore non lo possiamo misurare con i nostri parametri perché li supera
tutti e li sconvolge. Il nostro assenso è sempre quello della fede e della sorpresa. Come potremmo altrimenti
spiegare con la nostra ragione che la nozione damore va compresa alla luce della morte sulla croce ?
Non si ribella forse lanimo nostro ? Certo i testi biblici ci aiutano a riflettere fin dai tempi dellantico
Israele sulla nozione di sacrificio e lapostolo Paolo insiste sulla prova che Dio ci dà amando nemici e
peccatori (Rom 5,7-8): pensieri e fatti del tutto incomprensibili per luomo secolarizzato di oggi- Tuttavia il
mistero ci sorpassa sempre perché si tratta di Dio e non di noi. Il Vangelo vuole farci sapere che la nostra
avventura umana è radicata in questo amore grande quanto Dio, ampio quanto il mondo e sconvolgente come
la croce, la croce di un figlio, la croce del suo unico Figlio.
Chi siamo dunque ? Siamo loggetto di questo amore perciò il resto (giorni tristi o sereni, di oggi e di
ieri) si articola allinterno di questa prospettiva più forte del tempo, dello spazio e delle dimensioni del nostro
ragionare, sentire, vivere, soffrire e morire. Allesterno di tale prospettiva vi sono soltanto il non senso
e il nulla rifiutati dalla parola creatrice.
La nostra unità è nascosta e radicata nellamore di Dio, perciò le nostre dimensioni sono sconvolte.
Per quanto serie siano in termini di storia, per quanto profonde siano in termini di riflessione teologica, non
lo saranno mai abbastanza da offuscare lamore di Dio e mettere a soqquadro le nostre radici di creature del
Signore.