«Cristo è risorto!»: queste parole risuoneranno, tra poche ore, nei canti e nei saluti dei cristiani che si apprestano a vivere la Pasqua del Signore; quest’anno la celebraranno lo stesso giorno e questa fortunata circostanza deve essere, ancora più che in passato, occasione per riflettere come i cristiani devono superare quelle divisioni che ancora impediscono di vivere, sempre, ogni anno, lo stesso giorno l’evento che ha cambiato la storia del mondo: la resurrezione di Gesù Cristo.
«Il fuoco di tutto l’ecumenismo» «Anch’io ho l’impressione che ci sia un diffondersi di sensibilità ecumenica nella base, nei circuiti delle nostre parrocchie, delle diocesi, delle associazioni e movimenti. E credo che questo fatto tocca uno dei punti sostanziali della vicenda ecumenica che è l’ecumenismo spirituale, il centro propulsore, l’anima, il fuoco di tutto l’ecumenismo perché è preghiera, carità, vicinanza e relazione reciproca»: con queste parole mons. Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interrreligioso della CEI, ha commentato la celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che quest’anno ha avuto come passo biblico di riferimento una citazione dalla I Lettera ai Corinzi, che è stata scelta per riaffermare la centralità dell’annuncio di Cristo nella missione della Chiesa.
«Cristo non può essere diviso» Questo passo dalla I Lettera ai Corinzi (1,1-17) di Paolo guida, quest’anno, i cristiani in preghiera sulla strada per la costruzione di un’unità sempre più visibile della Chiesa nella Settimana dal 18 al 25 gennaio; si tratta di un passo che suscita una particolare speranza per il futuro del dialogo ecumenico, tanto più in una stagione, nella quale si moltiplicano iniziative e incontri, a vario livello, per scoprire come i cristiani possano annunciare e vivere insieme Cristo, Salvatore delle genti.
«Sono tante e tanto preziose le cose che ci uniscono! E se realmente crediamo nella libera e generosa azione dello Spirito, quante cose possiamo imparare gli uni dagli altri! Non si tratta solamente di ricevere informazioni sugli altri per conoscerli meglio, ma di raccogliere quello che lo Spirito ha seminato in loro come un dono anche per noi.»: con queste parole, al n° 246 dell’esortazione apostolica post-sinodale Evangelii Gaudium, Papa Francesco ha voluto non solo riaffermare la centralità della ricerca dell’unità da parte della Chiesa Cattolica, ma anche indicare quali strade possono essere percorse per comprendere quali e quanti doni siano presenti nelle tradizioni cristiane.
La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia.
«Pellegrinaggio di giustizia e di pace» Con queste parole si apre il Messaggio finale della X Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese, che si è tenuta a Busan dal 30 ottobre all’8 novembre, dove si è rinnovata una tradizione che si è aperta nel 1948, con la prima Assemblea, a Amsterdam: questo numero è stato chiuso proprio all’indomani della conclusione dell’Assemblea.
«Per me è una gioia» Con queste parole papa Francesco ha accolto Moran Baselios Marthoma Paulose II, che l’attuale Catholicos dell’Oriente e Metropolita della Chiesa Ortodossa Sira Malankarese, il 3 settembre a Roma
Quest’oggi, cari fratelli e sorelle, vorrei farmi interprete del grido che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità, con angoscia crescente: è il grido della pace! È il grido che dice con forza: vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra! La pace è un dono troppo prezioso, che deve essere promosso e tutelato
L’unità della Chiesa, nel tempo e nello spazio, è collegata all’unità della fede: “Un solo corpo e un solo spirito […] una sola fede” (Ef 4, 4-5). Oggi può sembrare realizzabile un’unione degli uomini in un impegno comune, nel volersi bene, nel condividere una stessa sorte, in una meta comune. Ma ci risulta molto difficile concepire un’unità nella stessa verità. Ci sembra che un’unione del genere si opponga alla libertà del pensiero e all’autonomia del soggetto.
La bella consuetudine di uno scambio di delegazioni tra le nostre Chiese per le rispettive feste patronali, iniziata nel 1969, è per me motivo di grande gioia: l’incontro fraterno è parte essenziale del cammino verso l’unità.